Sono le case costruite dagli uomini del passato che caratterizzano maggiormente i nostri paesaggi. Riparo sicuro, ma anche mezzo di produzione e luogo di conservazione delle derrate, attualmente, sono spesso considerate come segni identitari dell’ambiente. I villaggi di Cogne hanno una fisionomia ben diversa da quelli di Ayas, di Valgrisenche, di Courmayeur o di Gressoney.
I contrasti non nascono tanto dall’uso diverso dei materiali, quanto, soprattutto, dagli utilizzi degli spazi, ben radicati nella tradizione abitativa. Nelle Alpi, i modelli antropologici, ispiratori delle case, variano in funzione dei luoghi, dello statuto sociale del fondatore dell’edificio e dell’evoluzione delle mode, delle tecniche e delle esigenze di conforto. Le difficoltà legate all’asperità del territorio hanno imposto l’uso parsimonioso del legno e della pietra. Il senso d’economia per lo sforzo fisico ha influenzato i cantieri fin verso il 1950 e assicura una certa coerenza al parco immobiliare antico. Ogni elemento è stato collocato al suo posto nelle dimensioni previste dalla tradizione, rispettando le regole di proprietà e il sistema ereditario in vigore. Artigiani, quali carpentieri, spaccapietre, muratori qualificati, spesso migranti stagionali originari della valle del Lys, dell’Ayasse o del Cervo, li hanno plasmati, mettendo così le loro conoscenze tecniche al servizio dei committenti.
La ricerca sull’habitat valdostano è in corso ed è stata condotta da venti anni dalla Sovrintendenza regionale delle attività e dei beni culturali. Detta ricerca è stata sostanzialmente influenzata dall’analisi dendrocronologica che ha permesso di ridimensionare alcuni stereotipi sul vissuto delle popolazioni alpine e sullo stesso popolamento di alcuni territori. Ha permesso altresì di meglio comprendere il modo di abitare in Valle d’Aosta, dal basso Medio Evo ai nostri giorni, individuando le case antiche meglio conservate.
Dedicare la propria vita all’inventario del patrimonio può sembrare poco consono ai tempi, ma, di fatto, è il solo modo di intraprendere una ricerca approfondita e di lungo respiro, per conto dell’Assessorato valdostano dell’Educazione e della Cultura, sulla storia dei villaggi, sul radicamento delle famiglie che vi hanno vissuto e sul modo di costruire degli artigiani, siano essi emigranti stagionali o no, che hanno modellato il patrimonio culturale della nostra regione. Lo sguardo si concentra sulle case e, grazie ai documenti d’archivio, la microstoria degli uomini si intreccia a quella del territorio e a quella più ampia del paesaggio che essi hanno costruito ed abitato.